martedì 31 dicembre 2019

Morire è vivere

("Venite a me, voi tutti che siete
affaticati e oppressi e io vi darò ristoro"
Matteo 11,28)

                    **********

Negatemi il pane:
non avrò fame;
negatemi l'acqua:
non avrò sete;
negatemi l'amore:
non avrò corpo;
non negatemi Dio:
non avrei pace.

Nella vita è la morte
e nella morte è la vita.

Non negatemi Dio,
aprite gli occhi alla luce
non ci sono altre
speranze più vere.

Non datemi niente
se mi vedrete marcire
all'angolo di una strada
non fermatevi,
non voglio niente.

Negatemi tutto
ma Lui no: in Dio
è la culla del mondo,
non c'è luce più fulgida
che possa risplendere
nel buio delle tenebre:
"morire è vivere".

(25/2/1978 F.B.)


Ritorno a Milano

Verdi pianure,
vallate racchiuse
nel grembo dei monti,
case avvinte alla roccia
solitarie e lontane;
tutto mi passa davanti
nel correre del treno.
Ecco, ora è il fiume
che scorre;
anche lui, come me,
senza posa né sosta:
c'è il mare che 
lo attende;
Io vado, ma nessuno
mi aspetta.

Il treno corre,
portandomi lontano:
non vedo più case,
né fiumi, né verde;
si va alzando come fiore
che sboccia, la sera.

Nel vetro è 
il mio riflesso,
accanto a me è 
il silenzio;
davanti a me 
la solitudine;
e come si va alzando
il fiore oscuro 
della sera,
così si innalza il mio
dolce dolore.

(22/2/1978 F.B.)

lunedì 30 dicembre 2019

Incubo

Tempesta sul mare

Ho sentito gridare
il gabbiano.
Il mare nell'uragano,
s'infrange contro la roccia
quasi a volerla estirpare,
per sprofondarla nell'abisso.

Tutto è schiuma rabbiosa,
violenta,
mi porterebbe via per
seppellirmi nella tempesta;
ma io non mi muovo,
resto avvinta alla mia roccia,
intorno, a due passi è il
bordo violento.










Il mare mi aspetta: è vivo            
e spettrale, un passo,
due e sarebbe la fine
di tutto; ma io
non mi muovo:
sento ancora gridare
il gabbiano.

(20/2/1978 F.B.)

1^ Foto: https://www.flickr.com/photos/gato-gato-gato/

2^ Foto: https://www.flickr.com/photos/ottorinopalomba/

sabato 28 dicembre 2019

Confessione

Gesù

Come è facile odiare
e come è difficile amare!
Amare coloro
che ci odiano,
che ci calpestano;
amare tutti quelli
che ci torturano, che
strappano i nostri pensieri,
che ci impongono il silenzio
in nome di una
superiorità che in fondo,
oltre le porte chiuse
del loro ufficio
non hanno.

Rispettare chi non
ci rispetta;
inchinarsi a chi
non conosce inchino;
ballare, suonare, cantare
per chi non ama
né ballo né musica né canto.

Mio Dio,
ti chiedo perdono
per quello che penso
di loro, per le parole
che vorrei gridare
in faccia a chi
sorride beffardo.

Vorrei calpestare
la loro tirannia,
fino a vederla sanguinare.
Mio Dio,
insegnami ancora l'amore.

Sento l'odio crescere,
sento la rabbia, l'ira
voltarsi nel sangue,
sento la vendetta incompiuta
che vuole uscire
dalla sua prigionia:
dare i loro corpi ai lupi,
perché sentano le torture
inflitte a tutti coloro
che ingoiano le proprie
umiliazioni, che chinano
il capo perché non hanno
più speranze; vendetta
per chi ha la lingua
mozzata da una frusta
potente, perché chi la muove
ha una sola ambizione
ed in tal nome agisce:
"Potere".

Mio Dio,
a te che non conosci
odio, chiedo la forza
di amarli, perché
odiandoli sto forse
soltanto calpestando
il tuo amore.

(22/10/1977 F.B.)

Foto: https://www.flickr.com/photos/erik/

venerdì 27 dicembre 2019

Paura

Nebbia a Milano

Sera buia, senza luci
di stelle, senza luna;
risuonano i passi
nel silenzio,
si fanno più cupi
nella nebbia.

Paura.
Paura ignota
che si leva
senza ragione, in questa
nuvola grigia che
mi cammina intorno.

Ho paura di quello
che sento dietro di me:
il vuoto, il niente,
la solitudine.

Guardo avanti:
non ci sono luci,
non ci sono più
finestre accese;
tutto è confuso:
cielo e terra in un
ammasso grigio.

Sento il duro della strada
sotto i piedi e sò
di essere in terra.
La mia strada, metro
a metro la riconosco;
mi sento crescere in petto
la smania di arrivare,
per non sentire più il silenzio,
per non sentire più il vuoto
che mi cammina dietro.

(22/10/1977 F.B.)

Foto: https://www.flickr.com/photos/marcofreddi/

giovedì 26 dicembre 2019

Zingari

Mi rivolgo a voi,
a voi che li odiate;
ascoltate,
io li ho guardati:
due ragazzi felici, in mano
la borsa della spesa,
rubata direte voi;
no non è vero, non li
ho mai visti rubare:
ho visto voi.

Andavano ridendo,
senza vederci,
senza curarsi di noi,
perché di noi più felici.

Guardate anche voi,
voi che li schifate,
perché sporchi;
voltate gli occhi
alla vostra vita,
alla vostra anima:
loro sono sporchi fuori,
noi lo siamo dentro.

Giudicate, voi che ascoltate
senza orecchie e guardate
senza occhi:
quale fra queste due
sporcizie può tornare
netta e limpida dall'acqua?

(22/10/1977 F.B.)



Stazione Centrale

Stazione Centrale Milano

Un continuo andare
e venire di treni,
altoparlanti che annunciano
arrivi, partenze, ritardi.

Non ascolto niente
di definito, ho solo
un rumore assordante
nelle orecchie.

Non prenderò nessun treno,
sono ferma qui, alla Stazione,
ferma nel tempo, aspettando
che arrivi il mio giorno.
E mi chiedo se sarà triste,
se lascerò il tuo ricordo qui,
lontano.

Tutto è stato come un sogno
mai sognato.
Credo che partirò quel giorno,
portando via la nebbia
da Milano.

(8/10/1977 F.B.)

lunedì 23 dicembre 2019

Autunno

"Autunno"
Piove,
intorno è tristezza
di foglie cadute:
giacciono in terra,
accese di un rosso tramonto;
fradicie, inutili, calpestate,
fra poco non saranno
che fango.

Vado anch'io,
come altri passanti,
su questo viale di foglie.
Intorno è un correre
di ombrelli aperti;
io non ne ho, non servirebbe
a riparare la mia anima
che fradicia,derisa,
calpestata, come queste
povere foglie,
và raminga tra loro,
cercando il suo mucchio
di fango.

(8/10/1977 F.B.)

Foto: https://www.flickr.com/photos/tillysfortunato/

A Francesca

(prima di vedere la luce)

Non piangere, non guardarlo
come se in lui nulla
fosse mai stato:
non gli risplende negli occhi
la luce della vita;
ma nel buio si accende eterna
della sua anima, la Luce.

Non credo
in un Limbo desolato
dove si perdono anime
senza risorse... (e tu pensi
al tuo bimbo mai nato).

Grande è Dio, oltre
le nostre miserie umane,
oltre le nostre intelligenze
limitate, così da Lui
vane e lontane.


No, non pensare
che tutto è finito
in quel piccolo essere
immobile al tuo amore:
la sua anima vive immortale,
ti sorride indicandoti
il cancello aperto
del cimitero:
oltre lui, c'è la vita,
quella di sempre,
fatta di attimi
che continuano eterni
nel tempo, niente si ferma...
forse neanche la morte.

Ascolta la sua anima,
sei pronta per altre vite,
ci sono ancora altre speranze.

(7/10/1977 F.B.)


domenica 22 dicembre 2019

Il sogno nell'anima

Non spezzatemi il filo
del sogno
dove cammino;
potrei cadere e, cadendo,
morire senza morire.

Lasciate aperta la porta
della mia anima,
lasciate che si consumi
al tempo,
che cada dai cardini:
la mia animanon ha
confini,
non ha frontiere.

Lasciatela aperta,
non ditemi niente
di lui;
il tempo vi passerà
lieve,
non busserà risvegliandomi
ed il mio sogno
resterà intatto.

(7/10/1977 F.B.)



venerdì 20 dicembre 2019

Italia

Guerra senza fine

Ho visto la nostra Bandiera
nel cimitero dei martiri;
tra i fiori deposti
un grido saliva:
"per voi siamo morti?"

Avevamo l'orgoglio
e la fede di Patria:
tutto perso all'improvviso.
Lacrime sul viso
per il sangue che scorre
di morti in attuali guerre,
non ci sono soldati
che partono cantando
per fronti lontani:
è la guerra civile.
Bombe che esplodono
improvvise nelle case, sui treni,
innocenti che muoiono.

Si chiedono riscatti
per grandi e bambini rapiti,
o soldi, o corpi già morti.
Un incubo le strade
accese nella luce del crepuscolo
che scende; non è il coprifuoco,
è la paura,
non si esce più a quest'ora.

Nel sole dei giardini,
non giocano più i bambini,
paura di una mano
che li può carpire.
Tutto è violenza nella terra
d'Italia, terra di gioia e d'amore,
bellezza dove ora sorge
una torre di Babele:
mio Dio, riunisci
le nostre mani
prima che cada.

Vedo la nostra Bandiera
sull'asta, immobile
nel vento: è come un bambino
morto senza ragione.
Vedo nel rosso acceso
il sangue dei morti
in cento guerre;
nel bianco l'innocenza
dei nostri figli (si dovrebbe
restare bambini!);
nel verde l'ultima speranza:
la Fede in un'Italia risorta
da sì tristi miserie.

(5/10/1977 F.B.)


giovedì 19 dicembre 2019

Aborto

(io non avrò amori)

Ho visto la tristezza
negli occhi dei bimbi
senza nome, per egoismo,
a volte senza colpa,
di madri innamorate
di uomini incerti.

Li ho visti sperduti
ai bisbigli degli altri,
così come si sperde il vento
sussurrando tra i rami.

Io non avrò amori incerti:
aborto vuol dire morte,
non ucciderò una vita
prima che viva;
non voglio stringere
tra le braccia la tenerezza
lieve di un bimbo senza nido.

Non gli basterebbe
la mia tenerezza,
il mio amore:
oltre me ci sono altre vite
che distinguono,
frammentano, separano,
umiliano, isolano.

Non voglio vedere
la sua mano tendersi
oltre i limiti della speranza
e restare sospesa sull'abisso,
mentre intorno milioni
di uomini passano
ridendo, calpestandolo,
ignorandolo:
nessuno guarderà
al suo cuore,
nessuno stringerà
la sua mano.

No, io non avrò
amori incerti.

(3/10/1977 F.B.)

L'Abisso

Non chiedermi
di venire con te;
non posso, non ti amo,
ho bisogno d'amare per
cedere alle lusinghe.

Non sperare che vacilli,
non ti amerò mai,
sono morta o forse no,
non si muore vivendo;
sono addormentata, svuotata,
non ci saranno risvegli:
non aspetto il bacio
del principe sconosciuto
che mi riporti nel mondo.

Non chiedermi niente,
non ho altre risposte.
Ho amato,
sull'orlo dell'abisso
ho sentito il grido
dell'anima e sono
retrocessa; le sue mani
non mi hanno afferrata:
non ha bisogno di me,
mi chiedeva in quell'ora
così, come tu
ora mi chiedi.

L'ho amato, ma vuole
essere libero di me
ed io mi allontano.
Voglio dormire, lasciami,
non aspettarti un mio risveglio,
lo amo non riamata
è triste lo sò.

Questo amore disumano,
perché solo mio,
io non lo rigetto,
mi appartiene e
appartenendomi mi svuota
da altre sensazioni:
vedo senza interesse
altri uomini,
vedo te che mi sei a fianco
che mi tormenti,
rivoltandomi nell'anima
il mio amore disperato,
consumato dalle lacrime,
eppure ancora intatto.

Lasciami alla mia solitudine,
al mio sonno senza speranza;
volevo solo lui:
ma lui mi è negato.
Lasciami, ti prego,
lasciami andare.
Sono arrivata nell'amore
in fondo al mio destino:
non ci sono altre porte da aprire,
la mia chiave
è caduta quel giorno
nell'Abisso.

(3/10/1977 F.B.)



mercoledì 18 dicembre 2019

L'abbaglio

Un giorno ti ho incontrato;
una stretta di mano,
sorrisi, qualche risata,
parole scambiate, convenevoli,
come si usa quando
ci si incontra all'improvviso.

Ero pallida in volto
e me lo hai detto:
no, non stavo male
era la tua presenza
che mi svuotava il sangue.

Ti amavo, ti amo,
l'ho gridato con l'anima,
i miei occhi nei tuoi:
mi è sembrato di
vedere improvvisa risplendervi
la tua tenerezza;
ma no, non è possibile
non mi ami, mi cercheresti,
trovandomi ovunque.

Ho avuto un abbaglio:
era solo il riflesso
dei miei occhi
in uno specchio di ghiaccio.

(3/10/1977 F.B.)




martedì 17 dicembre 2019

Paradiso Perduto

"Tramonto del sogno"

Ti lascio,
o fingo di lasciarti,
in fondo
non ti ho avuto mai:
sola da sempre, anche
nelle tue mani.

Ti lascio,
è spezzato il ramo
del pesco in fiore;
il passero caduto dal nido,
è morto nel palmo
della tua mano.


Ti lascio,
non c'è più
l'arcobaleno visto
in un giorno lontano,
l'incendio dei vetri
alle finestre
al riflesso del sole.

Non guardiamoci più,
non parliamoci più,
non incontriamoci più.

Ho visto i tuoi occhi
riflessi nel ghiaccio
ed ho freddo: ora sò
il male dell'anima.

Non conoscermi
se mi incontri:
ero un fiore sbocciato
in un giorno lontano:
non ho più petali, né gambo,
né foglie; solo mi resta
il profumo marcio
delle cose finite.

Ti lascio:
e nel lasciarti,
sei tu che mi lasci.

Non avrò più amori;
tutto è stato così dolce
e poi così triste e disperato;
non c'è spazio,
né tempo per altri.

Sono arrivata
ai confini dell'orizzonte
e, nel tramonto del sogno,
innalzo il mio calice
di stelle defunte,
ad un Paradiso Perduto.

(2/10/1977 F.B.)

lunedì 16 dicembre 2019

Quando il lavoro uccide

Cantiere

(A Rosalba)

Chiudete le finestre,
lasciate fuori l'ultima luce:
un uomo muore.

"Ed è ancora il lavoro
che uccide!"

Muratore, una vita
nel cemento,
cadi da un balcone,
l'osso del collo
frantumato
avvinto ancora ad un
filo di midollo.

Sei in coma
e stai morendo.

Rosalba, tua moglie,
la conosco appena
come un sogno; un breve
passaggio; tutti noi colleghi
qui, siamo di passaggio.

Tua figlia ha cinque anni
e ancora l'innocente
attesa del tuo ritorno:
lei ci crede ed in fondo
è vero.

Oltre la terra,
oltre la vita,
ci sarà il ritorno,
l'ultimo, l'eterno.

Chiudete le finestre,
un uomo muore
per aver costruito
un mondo di cemento,
per una civiltà
di creta
ed uomini di gesso.

Chiudete,
lasciate i rimorsi
a chi non ne ha.

(1/10/1977 F.B.)

Foto: https://www.flickr.com/photos/obliot/

giovedì 12 dicembre 2019

Solitudine a Milano

Piccola bambola

Ho chiuso le finestre,
fuori è la mia solitudine.
Dentro questa casa
che pure non è mia,
mi ritrovo.

Guardo intorno: il caos.
Caos di vestiti,
appesi alle pareti;
maglie sul letto che non uso
e nel lettone grande,
dove chiudo i miei occhi
al sonno,
la piccola bambola sorride.

Qui tutto non è mio
e tutto mi appartiene.

Fuori c'é un altro caos:
caos di gente, di parole,
di discorsi vuoti
"voci nelle voci".

La mia voce
è nel mio pensiero
ed io la scrivo qui,
in questa casa
vuota di tutto
e piena di tanto,
distesa nel mio lettone grande.

Porta e finestre chiuse:
lascio fuori la solitudine.

(30/9/1977 F.B.)

mercoledì 11 dicembre 2019

Non chiedetemi Milano


                                       
Non ho voglia di parlare
non chiedetemi Milano;
voglio scriverlo, scriverlo, scriverlo,
scrivere che il sole é solo
un punto sospeso
nel ghiaccio del cielo:
non scivolano nel vuoto
i suoi raggi,
non hanno forza nel gelo.

E' un paesaggio dipinto
nel grigio:
la natura ostile non ha
altri colori
vi risplende, dentro,
la mia solitudine.

Tutti mi spingono, mi urtano,
hanno fretta: per cosa, per chi?
se solo fermassero lo sguardo
nel riflesso di una vetrina,
vedrebbero il grigio
dei loro volti
e si fermerebbero; o forse no
non vedrebbero niente:
gli occhi sono spenti
(oh tristezza di occhi assenti!).

E le stelle nel cielo?
non le ho viste mai;
niente può brillare
nel ghiaccio.

E mi chiedo dove sono:
forse in un paese spettrale
ed intorno corrono fantasmi;
ma no, i fantasmi sono bianchi
e non corrono mai.

E l'amore?
non chiedetemelo, è triste,
è un fiore a Milano:
in due giorni è nato ed è morto,
non esiste stagione più breve:
un incontro, un bacio,
un abbraccio,
un letto o un divano,
tutto un triste ricamo
di gesti usuali e poi...
senza parole... senza rancori,
si và: è gia finita,
prima di cominciare.
Non si fanno domande,
non ci sono perché
è tutto già scontato:
finisce qui.

Vi prego,
non chiedetemi Milano.

(29/9/1977 F.B.)