Fiume Tevere |
Andrò lontano,
in paese straniero,
emigrerò da questa terra
che si mostra ostile.
Roma, oggi mi sei nemica,
non ti riconosco, o forse
son io che cambio,
è il mio cuore che da te
già si allontana.
Le tue fontane
non mi parlano più
con lo scroscio dell’acqua,
sono mute, come muto
è il mio cuore.
I monumenti che amavo,
non hanno più storia:
pietre senza nome.
No, non è mia la colpa,
se il mio cuore più
non t’ama, se mi sento
straniera, se ti abbandono,
se fuggo verso un paese
sconosciuto e lontano,
cercherò il silenzio
di verdi campagne….
sì, o Roma, ecco la verità:
sei una città immersa
ormai nella modernità,
il frastuono mi sommerge
ed io da te mi allontano.
Quando eri pace, ti amavo,
quando nel silenzio
la voce del fiume ascoltavo…
ora mi sei nemica:
nella polvere del traffico
il Colosseo, Castel Sant’ Angelo
per me non hanno più memoria.
Una terra d’amare troverò,
andrò lontana e in quel
luogo amato riposerò
le mie stanche membra
un giorno nel sepolcro.
Non lascio rimpianti,
non mi seguono ricordi,
mentre il treno si allontana
sussulta il cuore, come
da un brusco risveglio
dopo un lungo sonno:
geme, si stringe ed un
grido, il grido del Cuore
di Pietra, sale e mi
stringe la gola; ma
la mia voce non ha parole;
sale il grido verso l’alto,
gli occhi si velano,
tremano…..
e nell’ombra di una lacrima
le labbra serrate si schiudono,
la voce prorompe
in un grido:
“Addio o Roma, città
per sempre mia!”
(2 marzo 1964 F.B.)
Nessun commento:
Posta un commento