sabato 7 marzo 2020

Velletri

Ogni casa
mostra sul
muro screpolato
un paese dimenticato.

Negozi grigi e spenti
si affacciano su 
strade che gridano
i lori tormenti.

Vicoli,
che vivono sulle radici
eterne della terra,
con i loro ciotoli contorti,
dilaniati, frantumati,
avvinti a quel niente
che resta.

Nessuno ha insegnato
ad amare Velletri,
nessuno lo insegna:
accarezzane con lo sguardo
i muri screpolati,
i ciotoli contorti e abbarbicati,
ascolta quel dolore
che sale dal silenzio
ed impari ad amarla.

Chi vi è nato
ama la terra e vive
la sua terra;
ama le sue zolle che profumano
di vita;
ama i suoi campi, il suo angolo
di sole.

Viene al paese e fugge,
per tornare a
quell'angolo nascosto
chissà dove...
che importa se
Velletri poi muore?

Non guardano le strade
che gridano dolore,
che piangono dimenticate
sotto le ruote, sotto 
passi che non vedono...

Chi vive Velletri
vorrebbe fuggire,
vorrebbe la zolla lontana
che profuma di vita;
chi preso da altri pensieri,
non và fuori dell'Io,
impassibile non vede
il dolore,
che importa se Velletri
poi muore?

Sulle vie, nel groviglio
dei vicoli dimenticati,
barattoli, carta, gomme americane,
non si rispetta la terra,
non si rispettano i ciotoli,
che anche se stanchi,
ti guidano ancora.

Si spegne Velletri:
abbandonata, dimenticata,
vorrebbe dare
luci e colori
essenza di vita...
guardatevi ognuno
negli occhi dell'altro:
in voi soltanto
è nascosta la colpa.

(20/01/1997 F.B.)

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