(La fisarmonica)
Fisarmonica |
Suonavi la fisarmonica ai giardini,
per un piccolo gruppo di persone.
Una bambina, forse tua sorella
vestita di brandelli come te,
ti era accanto, con un piccolo
piattino tra le mani.
Suonavi.
La tua musica era dolce,
come dolci erano i tuoi occhi:
rispecchiavano la tua
anima pura, anche se tanto
provata dal dolore.
Terminasti di suonare;
tua sorella passò con
il piattino tra le mani,
come chierico che metta
il piattino sotto l’Ostia,
per raccogliere immaginarie
briciole che cadano.
La gente (infame!) rise,
nessuno diede niente;
la piccola ti tornò accanto,
guardava stupita,
forse inconscia,
quel gruppo di persone.
Le prendesti un braccio,
per guidarla via,
con il cuore
affranto
e tanta fame.
Un uomo ti richiamò:
andasti verso lui,
il cuore batteva
di nuova speranza;
ma ti derise ancora
sul piccolo viso
di bambino adulto.
Corresti via,
trascinando tua sorella
e la pesante fisarmonica
nella folle corsa:
non volevi udire
più quel riso,
non volevi più subire
quell’infamia.
(13 dicembre 1963 F.B.)
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